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07 agosto 2017

Una serata per la Pieve

Rassegna: Vivi e ascolta la montagna

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Canto Gregoriano


"S'intende con questa designazione tutto il complesso della musica (vocale, monodica e inquadrata negli schemi della liturgia cattolica) fiorita durante il Medioevo in seno alla chiesa, dalle origini del cristianesimo fino alle origini della polifonia, quindi dell'umanesimo." Gregorio Magno (da qui il nome gregoriano) ha contribuito alla sua diffusione, invitando a tornare alla correttezza liturgica, neccessario a causa della contaminazione profana dei canti liturgici.
"Significato estetico e storico del gregoriano. In origine la salmodia liturgica respinge ogni pretesa d'arte: non è che mezzo di preghiera, recitazione, lettura. Affidata esclusivamente alla melodia, scarsa la vita ritmica, le possibilità di questa musica sono rudimentali: ripresa, ripetizione d'un tema, felice equilibrio di frase melodica, riuscito connubio della parola con il suono, ... espressione limitata ai temi della fede, della speranza, dell'aspirazione e del terrore celeste. Risente della sua origine orientale, in quanto non costruisce con logica, ma ondeggia mollemente come una decorazione che si genera da se stessa all'Infinito. Ma in questa stessa astrazione da tutto ciò che è bassamente reale, umano, logico, il Gregoriano . trova la sua nobiltà sublime che lo fa planare al di sopra d'ogni espressione musicale profana del tempo."
Fonte: (Grande Dizionario Enciclopedico UTET a cura di P.Fedele Vol.IX (Torino 1988) .
Storia e caratteristiche del canto gregoriano

Nel 313 D.C., con l'Editto di Milano, i cristiani poterono essere finalmente liberi di professare la loro fede e costruire chiese. Incominciò ad organizzarsi in modo definitivo il culto cristiano con cerimonie religiose, riti ecc. Fu allora che la Chiesa di Roma cominciò a dedicare una lunga e paziente attenzione anche al campo musicale. Già Sant'Agostino aveva compreso quanto la musica potesse aiutare ad esprimere emozioni e preparare gli animi alla preghiera. Il repertorio dei canti sacri, però, si arricchì molto, differenziandosi da Paese a Paese, con l'espandersi del cristianesimo. Molto diffuso era il canto dei "salmi" della Bibbia (salmodia), con la partecipazione di tutta l'assemblea dei fedeli (salmodia diretta), di derivazione ebraica.
A Milano, invece, ad opera del vescovo Ambrogio si affermò la salmodia antifonale, che prevedeva la divisione del coro in due parti che si alternavano nell'esecuzione della melodia. Fu soltanto con papa Gregorio I (540-604) che nacque “l'Antifonario", un grande libro di canti sacri, scelti dalla Chiesa di Roma per essere eseguiti durante le funzioni religiose. Dal nome di Gregorio questi canti furono chiamati gregoriani e si diffusero in tutta l'Europa, tranne che a Milano, dove per concessione papale continuarono ad essere eseguiti i canti ambrosiani. La diffusione dei canti gregoriani fu agevolata da un'altra importante riforma, che riguardò la "Scola cantorum" di Roma dove studiavano per nove anni i ragazzi che dovevano cantare in chiesa durante le funzioni liturgiche. Dobbiamo all'opera preziosa dei monasteri, delle abbazie e dei conventi (soprattutto benedettini) la conservazione dei canti gregoriani, qui ricopiati a mano e custoditi.
Vediamo ora le principali caratteristiche del canto gregoriano. E' un canto "vocale", cioè non accompagnato da strumenti. Può essere "monodico", cioè eseguito da un solista o corale (nel qual caso è sempre "omofono", vale a dire tutte le voci cantano la stessa melodia) oppure può essere eseguito a dialogo tra un solista e il coro (canto responsoriale). Può accadere, anche, che il coro sia diviso in due parti, come in quello ambrosiano, nel qual caso si dice canto "antifonale". L'elemento più caratteristico del canto gregoriano è l'assenza del ritmo (ritmo libero) e l'andamento lento. Ciò era dovuto alla convinzione che il ritmo fosse- un elemento strettamente terreno e perciò non adatto ad un canto di elevazione a Dio. Naturalmente il testo è in latino", la lingua ufficiale della Chiesa.